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intestazione

Dal dopoguerra ai giorni nostri


Premessa doverosa e indispensabile per illustrare degnamente la vita goliardica ascolana degli ultimi trent'anni e' il riferimento a quegli antecedenti storici che rappresentano un po' la preistoria ma anche le radici del nostro patrimonio goliardico attuale e del recente passato.

Il 1948 è un anno di peculiare importanza per comprendere come sia stata possibile la realizzazione della prima festa della matricola in Ascoli, ed unitamente l'apparizione dei primi goliardi nella comunita' e nel costume locali. La contingenza di grave precarietà logistica ed enorme affollamento nelle universita' di Bari e Napoli dopo la conclusione della guerra, indusse molti giovani meridionali aspiranti agli studi universitari ad iscriversi negli atenei del nord-Italia. In questa nuova situazione sociale e culturale, alcuni studenti ascolani vennero a contatto con le prime associazioni studentesche goliardiche e non, che rappresentano una realtà diversa ed euforica rispetto agli anni immediatamente precedenti.

E' proprio in occasione delle celebrazioni per il centenario dei moti indipendentisti del 1848 nei quali gli universitari ebbero spesso un ruolo importante, in molte città di antica tradizione dottrinaria (maxime a Bologna, Pavia, Padova e Pisa), si sviluppò spontaneamente una intensa vita goliardica. Emblematicamente a Bologna si autocelebrarono gli affiliati all'antico ordine del Fittone, ed abbiamo pure notizie dell'esistenza di un Gran Califfo a capo dell'ordine delle Tre Palle; sotto le cui insegne si raccoglievano i goliardi meridionali. All'attività di queste consorterie parteciparono personaggi che in seguito si misero in luce anche sul piano professionale e la cui menzione non aggiungerebbe niente al loro valore.

Con questa atmosfera ripresero ovviamente anche la progettazione e realizzazione delle angherie, che ancora oggi spesso eufemisticamente chiamano scherzi goliardici, alle quali dovevano sottostare le matricole di turno per rendersi degni di essere ammessi a far parte dei "clerici vagantes" o dei "fratres gaudentes". Tra questi giochini cattivelli, famigerata era l'iniziazione che aveva come teatro un bordello, e che non descriviamo minuziosamente anche per lasciare spazio alla immaginazione di chi si imbatterà nella lettura di questi annales.

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Sempre nel 1948, sulla scorta di queste esperienze, una rappresentanza di goliardi ascolani decise di prender parte ad una sfilata organizzata a Foggia dai corrispondenti locali. Il gruppo (che comprendeva la quasi totalità degli universitari ascolani del tempo) non era organizzato stabilmente come una vera consorteria e quindi non aveva un vero priore. Al suo interno i più anziani in ordine di bolli accademici erano Teodoro Landi e Giuseppe d'Autilia, con Roberto Ricciardi in veste di matricola ufficiosa ed Ubaldo Lamartora, Franz Ricciardi, Rocco ed Efrem Iascone, Lorenzo Cordisco e Tito Curci che erano più o meno pari grado. Questi paleo-goliardi parteciparono alla suddetta sfilata con un carro allegorico avente come oggetto di satira l'allora sindaco di Foggia dottor Telesforo, reo a loro avviso di aver lanciato una crociata anti-fumo che sia pur divinatoria, era all'epoca sicuramente ingiustificata. Questo carro era preceduto da una FIAT 509 addobbata con una serie di ammennicoli ad esplicito riferimento sessuale come reggiseni, mutandine, preservativi ed altro, i quali sembra abbiano suscitato un grande scalpore per la mentalità allora in auge. E' proprio in episodi come questo che si evidenzia, a nostro avviso, la funzione storica dello sberleffo goliardico che non è (o non dovrebbe sempre essere) fine a se stesso ma, anzi, foriero di una forte carica sgretolatrice verso costumi di per se gia' minati dalle fondamenta anche se formalmente ancora in piedi.

Sempre nel Dicembre 1948 seguì una serata danzante alla Sala Landi che fu organizzata con contributi privati, anche se all'epoca l'attività "mondana" veniva considerata quasi alla stregua di cosa peccaminosa o quanto meno "sconveniente". A questa serata goliardica, la prima in assoluto avente come sfondo la sala Landi, negli anni successivi ne seguirono altre sempre realizzate con inviti a colleghi forestieri amici dei goliardi locali, con i quali si creava quel giusto numero di persone affini che grantiva la omogeneità necessaria per la riuscita dell'iniziativa. Una festa memorabile pare sia stata quella del 1951, anche se in tono forse minore, almeno in quanto a entusiasmo, a quella del 1948. Di altre edizioni non abbiamo notizie sicure, comunque è un fatto che fino al 1959/60 se ce ne furono, si allestirono sporadicamente sull'entusiasmo dei singoli psopromotori e non certo sulla base di una consorteria goliardica che diverrà il fondamentale corpo organizzativo di tutte le feste a venire.

La Consorteria Goliardica Ausculana vera e propria prende vita nel 1960 ovvero l’anno del famoso Quadrunvirato di amici universitari composto da Rocco Soriani, Antonio Fabiano, Angelo Durante e Paolo Agostinacchio dal quale venne espresso il nome di Rocco Soriani quale primo Priore del trentennale. L’ordine che racchiudeva tutti i goliardi ascolani era il Sacer Ordo Cintronis, divenuto poi Sacer Ordo Paroccolae nel 1988. Le matricolari con conseguente veglione conclusivo continueranno ininterrotte fino al 1979, infatti il 1980 vede un anno di interruzione a causa del forte sisma che colpì la Campania, la Basilicata e anche alcuni comuni del Subappennino, quindi per rispetto alle 2914 vittime la festa non verrà organizzata. Le matricolari riprendono nel 1981 ma nel 1982 si registra un altro anno di stop a causa dell’assenza di matricole. L’ edizione delle maticularum feriae ausculanarum riprende nell’anno 1983 e non si fermerà fino al 1996 quando malgrado l’impegno del priore e dei goliardi, per problemi organizzativi e non si ha il collasso della consorteria.

Nel 2003 un gruppo di studenti universitari, composto da Rocco Pio Peruggino, Luciano Sarni, Salvatore Gallo, Pasquale Giannetta e Biagio Pignatiello, decide di ricomporre le ceneri di quella che era stata la vecchia Consorteria Golardica. Il 31 Ottobre 2003 vengono invitati tutti i Priori ad una cena tenutasi presso tenuta Martino, nella quale il Gran Califfo Potito Mele, a cui va la nostra stima e il nostro più caloroso plauso, e gli altri Priori presenti decidono di affidare il priorato della rinascita a Rocco Pio Peruggino. Nasce così il Sacer ordo Taccarielllum. Attualmente stiamo celebrando il 51° anno.

Introduzione alla Goliardia ascolana


Sono ormai svariati anni, che per merito di un gruppo di studenti universitari  si celebrano di nuovo le Matricularum Feriae Ausculanarum dopo una lunga sospensione di otto anni. Sono sufficienti per riprendere, rinverdire, rinnovare una tradizione quarantennale che ha fatto di Ascoli un caso pressoche' unico in provincia e oltre? Sembrerebbe di si, stando agli obiettivi e ai risultati fin qui raggiunti e conseguiti e a patto di continuare ad ispirarsi e a conformarsi a un autentico spirito goliardico, senza mai tradirlo con atteggiamenti e comportamenti che non hanno nulla a che vedere con esso, come purtroppo è avvenuto in passato, determinando la degenerazione fino alla consunzione della Festa della Matricola. Con l’audacia e l’incoscienza tipica dei giovani che sanno osare i nuovi goliardi hanno lanciato la loro sfida e, almeno per ora, hanno vinto la loro scommessa contro gli scettici, i disfattisti, i boicottatori, i conquistatori di titoli e diplomi ma non dei loro contenuti di scienza e di sapienza, personaggi tutti per i quali la goliardia e' definitivamente morta. “No, non e' morta la goliardia” hanno risposto ad alta voce e con intensita', intonando quel canto insieme ai carmina “Gaudeamus igitur juvenes dum sumus”, “In taverna quando sumus” e quanti altri elevano l’inno alla gioia della vita propria dei goliardi medievali, i clerici vagantes. 

Consorteria Goliardica Ausculana Sacer Ordo Taccariellum wiki

Questi studenti ecclesiastici nelle loro composizioni di carattere satirico esaltavano la gioventù, l’amore, il vino, la natura, le gioie mondane della vita irregolare e gaudente, ma soprattutto giravano per i centri cittadini europei per compiere i loro studi universitari, per andare a sentire le lezioni dei più famosi maestri di teologia, di filosofia, di diritto, di medicina ecc., per abbeverarsi alle fonti più limpide e vive della cultura. Si richiamavano per altro al classico carpe diem oraziano, che insegna e invita a cogliere anche il poco offerto dalla quotidianità del vivere senza mai disgiungerlo dalla raffinatezza dello stile. Non sono la caciara, il chiasso, la sguaiataggine, la sconcezza, gli eccessi fini a sé stessi a caratterizzare la goliardia, ma l’ironia e il sense of humour di chi sa mettersi sempre e senza problemi in discussione e non solo al centro della scena. In tal senso stanno lavorando i nuovi goliardi ascolani per celebrare una festa che sembra anche celarsi sempre più nel tessuto sociale del paese con sforzi crescenti, partecipazioni più numerose, iniziative culturali piu' ricche e varie anno dopo anno. Si coglie in cio' un autentico ritorno alle origini della festa della matricola ascolana, che era un "semel in anno licet insanire", ma costituiva anche e soprattutto il momento dell’ingresso in societa' degli aspiranti professionisti e dei possibili nuovi rappresentanti della classe dirigente cittadina. Di essi molti si sono fermati, ma tanti si sono affermati, contribuendo con il loro lavoro e con la loro professionalità alla crescita della comunità.

Scorrendo i proclami dei Priori succedutisi in quarant’anni, i mordaci “papielli”, gli atti dei processi alle matricole si ha la sensazione di leggere una sorta di annales in cui rivivono fatti, immagini, personaggi che in qualche modo hanno inciso sulla micro e sulla macro storia di Ascoli in questi ultimi decenni, sottoposti alla satira pungente e sferzante e alla caricatura della parodia. Con ammirevole umiltà i nuovi goliardi hanno voluto riannodare il legame con quanti li hanno preceduti, soprattutto negli anni “ruggenti” dei pionieri, nel creare e nel mantenere viva per anni una tradizione, che poi ha dato anche segni di stanchezza e di inevitabile esaurimento. Non sono caduti nella tentazione di imitarli pedissequamente, come altri hanno fatto, di scimmiottarli in una sorta do grottesca liturgia della ripetizione. Senza nulla rinnegare del passato hanno voluto e saputo imboccare la via, giusta e obbligata, di rinnovarlo senza la necessita' o l’illusione di risuscitare un morto, ma con l’ambizione di fare qualcosa di nuovo e di originale, rimanendo se stessi in sintonia con i tempi.

Gaudeamus igitur in nomine Bacci, Tabacci Venerisque semper bonae.