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Origine del termine "Goliarda


Nell’illustrare le origini storiche e la nascita dei primi goliardi, conviene prendere le mosse da una delle questioni piu' controverse circa l’etimologia e il significato del nome “Goliardia”. 

cleric2Abbandonate le derivazioni storiche da “galiar”, “galliamen” e “galiador” (ingannatore), restano due opinioni ben note: la prima che fa derivare il termine goliardo da “gula”, l’altra dal “Golia biblico”. 

Molti studi su documenti risalenti al XIII secolo hanno dimostrato che la derivazione da Golia e' la piu' attendibile, anche se non e' mancato chi ha cercato di aggiungere ai caratteri tipici della figura biblica (forza, vigore e statura) anche un appetito enorme (gula), che farebbe diventare Golia un gigante fortissimo e voracissimo.

Ma perche' questo nome? 

Numerosi riferimenti (ad es. c.f.r. “L’apocalisse del vescovo Golia”) ci fanno credere che dietro la figura di Golia si celasse in realta' il filosofo Abelardo, il quale ribellandosi con forza all’idea di un Dio assetato di vendetta e desideroso di mortificare la natura umana, rivendicava la libera' nell’interpretare i dogmi della fede mettendo così in discussione la base del potere temporale del clero. Soltanto piu' tardi dimenticato il filosofo al quale per primo era stato associato questo nome, Golia divenne pseudonimo di personaggio leggendario che metaforicamente compendiava quella immane forza di rivolta di cui i suoi rappresentanti (i goliardi appunto) si sentivano depositari.

Questa evoluzione e' sicuramente in linea con il cupo misticismo medioevale dove veniva associata all’immagine del gigante filisteo quella di Satana e a quella di Davide quella dei fedeli cristiani. Quindi i seguaci di Golia, gli scolari mondani e sacrileghi si chiamarono Goliardi, cioe' satanici, e per questo contrapposti alla plebs davidica. Non e' difficile pensare in qual modo si e' giunti a definire gli studenti ribelli col nome di Goliardi, se solo si considera la costante antitesi presente nella loro produzione letteraria tra la Curia di Roma con i riti della Chiesa da essi disprezzati, ed i piaceri della vita mondana a cui aspiravano.

Ci e' comunque ignoto se il nome di Goliardi sia stato pronunciato per la prima volta per ingiuria contro gli studenti stessi o da essi scelto in pubblico con piena consapevolezza del suo significato rivoluzionario.

 

I clerici vagantes


L’origine delle prime università si colloca cronologicamente a cavallo tra l’alto e basso Medioevo all’incirca nel secolo XI. Quanti nel Medioevo erano desiderosi di intraprendere gli studi universitari, entravano nelle istituzioni ecclesiastiche divenendo chierici, per quanto il sorgere dei primi Studi Laicali avrebbe in seguito offerto loro una valida alternativa. Per queste ragioni gli universitari erano chierici secolari, cioè non conventuali e non officianti, e comunque sottoposti all’autorità del vescovo di origine, anche quando divenivano “vagantes”.

Le università del tempo erano costituite da gruppi di studenti divisi secondo la loro origine in “naziones”, le quali unendosi formavano le “Universitates”, nascenti come libere associazioni a carattere privato dove i contratti con i quali venivano vincolati i docenti erano pattuiti dai rettori e dagli studenti.

Gli studenti anziani garantivano la condizione delle matricole con una carta antenata dei “papiri”, su cui erano apposte le loro firme.

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I primi Atenei trovarono le loro sedi specialmente nei Liberi Comuni che, per mezzo del turismo universitario vedevano aumentare le entrate e il prestigio (osterie e bordelli erano ovviamente le principali fonti di questo gettito straordinario).

Siccome poi ogni università (o meglio “studium”) aveva la sua specialità, gli studenti si facevano “vagantes” poiché la loro cultura doveva essere universale; poteva perciò accadere che dopo aver imparato Diritto a Bologna, il chierico si trasferisse a Salerno per studiare Medicina.

Ai chierici era imposta la tonsura, l’abito talare e l’obbligo del celibato; era poi prescritto di non assistere a giochi disonesti, di non ballare, di non portare bottoni d’oro o d’argento e di non mostrarsi.

Non abbiamo la certezza dell’esistenza di confraternite fra i primi Goliardi anche perché si ritiene che parole come “ordine” e “setta” inscritte in documenti medioevali, si riferissero più tosto ad un comune modo di vita e di pensiero che non ad una vera e propria organizzazione.

E’ comunque sicuro che i “vagos scholarios” nelle chiese, aventi nel basso Medioevo la funzione di luoghi di ritrovo oltre che di culto, cantassero strofette sull’aria dei canti liturgici, inaugurando così una tradizione che in seguito si tradurrà nella nascita di Confraternite o Consorterie sempre caratterizzate da un forte anticlericalismo e ricalcanti in maniera irriverente le gerarchie ecclesiali nella loro organizzazione interna.

La sintesi di tutto questo è contenuta nella definizione di goliardo:

“Clerici qui clericalis dignitatis nondum detraentes se iaculatores seu goliardos facciunt aut bufones”:…*

*)Chierici che non solo si sottraggono alla dignità del clero, diventano giocolieri, ovvero goliardi e buffoni.